La moneta di Akragas by Andrea Camilleri

La moneta di Akragas by Andrea Camilleri

autore:Andrea Camilleri [Camilleri, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2018-08-05T04:00:00+00:00


***

Otto

Peripezie di un arresto

"Una trovatura?", dice il delegato. "Ma è il sogno di tutti i contadini quello di trovare un bummolo pieno di zecchini d'oro sepolto dai briganti! E sostengono che in tanti si sono arricchiti così! Che mi fa, dottore? Non crede alle coincidenze e alle leggende sì?"

Il dottore è sordo alla greve ironia del delegato.

"Pare che Cosimo di monete ne abbia trovata solo una, d'oro, di quasi due grammi."

"E che valore può avere una monetina così?"

"Immenso. Glielo dico da numismatico."

Il delegato diventa serio.

"Scusi, ma se non l'ha vista, come fa a..."

"Non l'ho vista, ma il contadino me l'ha descritta bene. A sua volta l'ha avuta descritta da un contadino che l'ha veduta coi suoi occhi."

"Ah!", fa il delegato.

E per un po' se ne resta zitto.

"Mi faccia il nome di questo contadino", dice tutto a un tratto.

"Di quale?"

"Del suo paziente."

"Non posso. Prima di raccontarmi questa storia si è fatto dare la parola d'onore che non avrei mai fatto il suo nome."

"Lo sa che lei sta intralciando le indagini?"

"Non sia ridicolo. Sono io che le ho appena aperto una nuova strada, forse la giusta."

Il delegato assume un'aria sdegnata, bofonchia qualcosa di simile a vatti a fidare degli amici.

"Però un nome glielo potrei fare", dice il dottore.

"Di chi?"

"Del contadino che ha visto la moneta tra le mani di Cammarota."

"Sarebbe?"

"Ernesto Ficarra."

Non gli ha fatto il nome di 'Ntonio Prestia. Su di lui, ha maturato preciso concetto: non lo ritiene assolutamente capace d'uccidere.

È consuetudine delle forze dell'ordine quella di eseguire un fermo o un arresto alle prime luci del giorno. Sul perché essa sia nata e sia stata mantenuta molte le opinioni e tutte contrastanti. Ma la consuetudine si è dimostrata sempre fallosa se il ricercato è un contadino, il quale, alle prime luci del giorno, capace che già si trovi a zappare un campo distante tre ore di cavallo da casa sua.

Così il delegato, dopo aver appreso il nome di Ernesto Ficarra di venerdì sera, decide di andarlo a prendere la domenica mattina. In questo modo, sarà sicuro al novanta per cento di trovarlo ancora a letto.

Parte del sabato l'impiega a raccogliere notizie su Ernesto Ficarra. Poiché risulta incensurato, e con tanto di porto d'arme, va a informarsi all'ufficio anagrafe.

Scarso è il raccolto: Ficarra è un cinquantenne che vive con la moglie Clementina in una casetta rustica in contrada Canenero. Ha due figli, il maggiore, Sabatino, emigrato negli Stati Uniti da tempo, la minore, Gnesa, maritata con un contadino di Ribera.

La domenica alle cinque, prima di partire dalla delegazione, perché un'ora di strada c'è per Canenero, Melluso fa alcune raccomandazioni ai due agenti che l'accompagnano, Gammacurta e Lodico. Spiega loro che la persona che stanno andando a prendere, sia dalle carte sia dalle voci raccolte in paese, sembra essere assolutamente perbene e tranquilla. Mai una rissa, un litigio familiare, una multa, una sbornia molesta... Ma, come si usa dire, l'occasione non solo fa l'uomo ladro, ma lo fa anche assassino.

Potrebbe essere questo il caso di Ficarra. Quindi, accorti: non è detto che, vedendoli, non perda la testa un'altra volta.



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